Annebbiarsi di una “cultura alternativa”, parallela e facilmente digeribile, che guarda sempre più spesso alla forma, dimenticandosi della sostanza, della solidarietà verso i giovani e della loro bravura è il presupposto da cui questa galleria prende spunto.

Hanno scritto spesso sui giornali che “ci siamo mangiati il futuro dei giovani…”, ebbene si, questo paese ha distrutto con sottomessa consapevolezza il futuro di generazioni che vagano nel nulla in cerca di lavoro, soddisfazioni e felicità e tra questi anche colori che hanno talento nel campo delle arti visive, compresi i fotografi, con ciò non si vuole dire che chi esporrà in questa galleria è un rigenerato, un senza lavoro, ma invece che si parte da un presupposto etico e moralmente indiscutibile.
Contrariamente al presupposto (che resta un punto di partenza) in questo caso si vedranno a confronto sedici fotografi; artisti di diverse fasce d’età tra cui esperti (con enorme esperienza alle spalle), fotografi pubblicitari, appassionati della fotografia ecc… gente che ha già un lavoro e che si è già realizzata. Tutto ciò sembra contraddittorio ma in realtà è un parallelismo. Dare spazio agli altri è un fattore di crescita importante per una società complessa e conflittuale come la nostra, bisogna creare i presupposti per un ambiente sano e genuino, compito di tutto ciò ricade su quattro fattori interdipendenti tra loro: cultura, buona educazione, senso di civiltà, insieme costruttivo.

Lo spazio che ci circonda non è una torta da dividere ma l’insieme di un ambiente di crescita e sviluppo per tutti, per questo Gallery deve offrire l’ambiente, mentale e fisico, a tutti coloro che vogliono mettersi alla prova, saranno loro stessi a giudicarsi nel confronto con il mondo e con gli altri: non è forse vero che nel confronto si cresce? Si capisce… e si perfeziona. Quello che manca alle arti figurative oggi è un confronto sereno e costruttivo, proprio come ciò che manca alla stressante politica di questo paese, ma mentre il confronto in arte è costruttivo, nella politica genera malessere.
Il presupposto di questa mostra invece non è quello della galleria: questo evento mette insieme gente con esperienza, dando spazio a tematiche complesse e culturalmente difficili da elaborare e somministrare ad un pubblico disattento e sempre meno colto e incapace di decifrare messaggi complessi. ONIRICI RITRATTI FEMMINILI s’integra in questa curvatura di difficoltà realizzazione/somministrazione/decodificazione.
Evento “complesso” realizzato da artisti “semplici” in cui a confronto ci sono sedici fotografi che poco si conoscono, o per nulla, vecchie e nuove proposte con un comune denominatore: l’obiettivo fotografico. Il tema, abbastanza impegnativo per i neofiti, vuole stimolare non l’occhio ma la mente dell’osservatore in momenti di riflessione e d’introspezione. Lasciare spazio all’immaginazione è il compito di questa fotografia, deve stimolare il pensiero costruttivo e educare alla profondità del messaggio, far capire che ci sono diversi modi di guardare il mondo, perché diversi sono i modi di guardare se stessi. Creare un secondo di attenzione in più verso una fotografia con “l’apparente incomprensibilità” vuol dire creare un tempo infinito per osservare se stessi, soffermarsi a riflettere, sognare ad occhi aperti prendendo spunto dalla figura che storicamente ha fatto sognare più di ogni altra cosa: la donna. Non è la sua bellezza a mettersi in gioco, nemmeno una mostra con parametri neoclassici o pubblicitari, ma uno stimolo alla riconcettualizzazione del saper guardare, del saper osservare in modo più profondo ciò che spesso è sinonimo, fermandosi li, di bellezza esteriore.

Si tratta di “semplici ritratti di donna”, contestualizzati dalla fantasia o immaginazione di coloro che hanno creato gli scatti; di figure immerse in un mondo immaginario spesso reale ma fiabesco; surreale ma crudo; sociale ma subliminale; provocatorio ma religioso… ma tutto da scoprire.
In realtà il vero protagonista della mostra è l’osservatore, che osserva l’opera immergendosi, al di là degli stili, del gusto estetico, della tecnica ecc… nella propria intimità con le proprie sensazioni senza darsi necessariamente spiegazioni, perché queste vanno vissute con le emozioni stimolate in quel preciso momento… e con l’elaborazione mentale poi, che spesso matura in un secondo momento.

Gli artisti che espongono sono: Maria Antonazzo, Jessica Caraglia, Vincenzo Carito, Vito Carriere, Vito De Gregorio, Francesco De Vincentis, Antonio Delluzio, Elena Fornaro, Emanuele Franco, Vito Leone, Tiziana Parabita, Anna Maria Salvatore, Paco Santoro, Giovanni Soldato, Fabio Tommasi, Gianni Zanni.