Le manifestazioni civili inizieranno sabato 4 alle ore 19 in basilica con la mostra fotografica “San Cataldo dei tarantini a Betlemme” con gli scatti di Anna Svelto sulla colonna raffigurante San Cataldo in Terra Santa e quelli di Egisto Nino Ceccatelli sui lavori di restauro nella Basilica della Natività di Betlemme; a seguire, alle ore 20.30, la pièce teatrale “Il Cappellone di San Cataldo”, scritta da Augusto Ressa e interpretata da Giovanni Guarino.

“Il cuore del mondo sta in Palestina, ma c’è anche il cuore di Taranto a Betlemme nella Basilica della Natività, luogo assurto a patrimonio universale dell’UNESCO. Prima della mia partenza per la Palestina, ho trovato alcune fonti che attestano l’esistenza del dipinto di San Cataldo sul fusto di una delle colonne nella navata centrale della Basilica. Inoltre, sono venuta a conoscenza che l’impresa di restauro del Dott. Gianmarco Piacenti – un’eccellenza italiana di altissimo livello in questo settore – stava conducendo dal settembre 2013 degli impegnativi lavori in tutta la Basilica. Temevo però che Il periodo del mio viaggio in Palestina sarebbe coinciso con la probabile assenza dei restauratori. Non solo. Non potevo sapere se la colonna di San Cataldo fosse già stata restaurata o se fosse ancora rivestita da protezioni che ne avrebbero impedito la visione. Un’esperienza quindi emozionante e straordinaria mi attendeva, ma piena di incognite ed incertezze. Anche e soprattutto perché nessuno fino ad oggi ha mai documentato con fotografie o video la presenza di San Cataldo in questa Basilica. Arrivata a Betlemme martedì 3 aprile 2018, con evidente emozione sono entrata nel luogo della Natività. Era la terza volta che lo visitavo, ma questa volta con una commozione ed una consapevolezza più intense. Ed eccole! Le colonne mi appaiono divise in file, due nelle navate laterali e due nella navata centrale.

Inizialmente pur avendo contato le colonne dall’ingresso, non ho avuto certezza che quella individuata fosse quella del Santo in quanto il volto non è più riconoscibile. Ho avuto conferma di essere al cospetto di San Cataldo dai restauratori italiani che mi hanno permesso di fotografare al meglio la colonna. Inoltre, e di questo ringrazio i collaboratori del Dott. Piacenti, ho acquisito da loro del materiale utile per avere un quadro informativo più puntuale sul nostro Patrono. La colonna di San Cataldo è l’ottava a sinistra e si colloca subito dopo quella della Madonna con Bambino e quella di San Giovanni Evangelista, quindi in posizione privilegiata e molto vicina all’altare. La figura del Santo appare nella parte superiore della colonna e si sviluppa per circa un terzo della sua altezza. San Cataldo indossa una tunica sormontata dalla penula e questa dal pallio. Con la destra benedice, con l’indice e medio alzati, con la sinistra tiene il bastone pastorale sollevato in alto. Porta in capo la mitra mentre i¬¬¬¬¬l viso è completamente scomparso. Ai piedi del Patrono compaiono dei simboli araldici di cavalieri, scritture beneventane e le effigi di due saraceni mentre i simboli della parte inferiore sono stati consumati nei secoli dalle mani dei fedeli. La colonna è sormontata da un raffinato mosaico rappresentante gli Angeli. Una volta tornata in Italia, ho sistemato le foto scattate e, attingendo anche dal mio archivio fotografico, ho elaborato un progetto documentale che mostra come nel marzo 2013 i lavori dovessero ancora iniziare, nel 2014 invece erano già avviati e nel 2018 quasi completati almeno per le colonne centrali. Sono onorata di aver portato questa rappresentazione inedita di San Cataldo a casa e immaginando la moltitudine dei tarantini che si sono recati nel tempo a Betlemme e sono entrati nella Basilica senza vederla, sono certa che da oggi in poi la riconosceranno. Penso che anche Cataldus dei Tarantini sarà contento di essere stato finalmente e, spero, degnamente omaggiato da una sua protetta e di essere stato conosciuto in questa veste nella città di cui è Patrono.” (Anna Svelto)

A seguire: Pièce teatrale scritta da AUGUSTO RESSA; liberamente ispirata alle vicende legate alla costruzione di un capolavoro barocco, interpretata da GIOVANNI GUARINO

“Questo breve testo teatrale fu scritto In occasione del completamento del restauro del Cappellone nella Cattedrale di Taranto. Avevo seguito i lavori per la Soprintendenza in precedenti cantieri campione nel corso dei quali mettemmo a punto la metodologia di restauro delle superfici marmoree che ricoprono quasi completamente le superfici del Cappellone, metodologia che fu seguita per portare a termine il lavoro, a cura della Curia Arcivescovile di Taranto, nel maggio del 2009. L’inaugurazione del restaurato Cappellone fu occasione per mettere in scena la prima rappresentazione di questa breve commedia all’interno della stessa cappella. Il testo trae ispirazione dalle ricerche di Mimma Pasculli Ferrara con la collaborazione di Gabriella Marciano, pubblicate in il Cappellone di San Cataldo nella Cattedrale di Taranto (Editrice Scorpione, Taranto 1985) che, fra l’altro, chiariscono i rapporti fra la committenza (il Capitolo Metropolitano di Taranto) e gli artisti- artigiani (i marmorari napoletani). I contratti che regolavano detti rapporti erano infarciti di condizioni e limitazioni, quali il rigoroso rispetto dei disegni di progetto, colori dei marmi compresi, l’uso dei soli materiali messi a disposizione dalla committenza, la obbligatoria permanenza a Taranto dei marmorari per tutto il lungo tempo necessario al completamento dell’opera. Ho voluto raccontare la storia di un ipotetico ultimo marmoraro impegnato nell’impresa, che ho chiamato Gennarino in ossequio al santo patrono di Napoli, testimone della “fatica” dei tanti artigiani che hanno contribuito a realizzare, con competenza e passione, un capolavoro barocco di straordinaria bellezza.” AUGUSTO RESSA

FONTE O PUBBLICAZIONE RICHIESTA DA:corrieredi taranto, Studio 100